Alcune riflessioni sui fatti rilevanti delle ultime settimane.la Cina e la FED sono state le protagoniste dell’estate. La Cina è in difficoltà, ma il Dragone non ha davanti una voragine. La crisi immobiliare e finanziaria cinese ha messo in allarme gli investitori, che temono un crollo simile a quello del 2008. Sebbene non possano essere esclusi sviluppi negativi, è molto probabile che Pechino sia in grado di gestire la situazione. Lo scorso 25 agosto si è tenuta, a Jackson Hole (Wyoming), la conferenza annuale più seguita della banca centrale statunitense. In un discorso prevalentemente da "falco", il presidente della Fed ,Jerome Powell, ha affermato che resta "una lunga strada da percorrere" . Jerome H. Powell , presidente della Federal Reserve, ha promesso - durante un discorso attentamente monitorato - che la FED manterrà la sua politica monetaria a un livello restrittivo per eliminare l’inflazione elevata “fino a quando il lavoro non sarà finito”. Ha affermato che "procederà con cautela" e che sono pronti ad aumentare ulteriormente i tassi di interesse, se necessario. Ha evidenziato che la Fed sta cercando di bilanciare il rischio di fare troppo, danneggiando l’economia più del necessario, con il rischio di fare troppo poco. Il messaggio è lo stesso dello scorso anno : “è compito della Fed portare l'inflazione al di sotto del nostro obiettivo del 2%, e noi lo faremo". Sono passati 17 mesi da quando la Fed ha dato inizio alla sua fase restrittiva, e ancor più tempo se si tiene conto delle sue “minacce”. Il mantra di Powell, ripetuto con continuità, coerenza, insistenza è stato da allora “higher for longer”, cioè (tassi di interesse) “più alti per più tempo". Eppure né le parole ripetute, ma neanche i fatti di una stretta monetaria senza precedenti nella storia moderna, sono bastati al mercato per “credere” a Powell. Infatti i futures sui fondi federali scontavano un totale di quasi 100 punti base di tagli dei tassi per il prossimo anno, più o meno invariati rispetto alle scommesse precedenti al discorso di Powell, con il primo taglio dei tassi che è stato posticipato a giugno da maggio. Il mercato evidentemente pensa che tassi più alti possono pesare sulla crescita e aumentare le possibilità di una recessione il prossimo anno. Uno scenario del genere, in teoria, costringerebbe la Fed a tagliare i tassi, abbassando i rendimenti obbligazionari. In Cina è scoppiata la bolla immobiliare che, probabilmente, sta causando più danni di quanto suggeriscano i dati ufficiali.
Negli ultimi giorni di agosto Evergrande , il colosso del settore immobiliare già andato in default nel2021, ha visto crollare il proprio titolo alla Borsa di Hong Kong dell’87,88% dopo una sospensione di 17mesi. E’ di oggi la notizia che il colosso immobiliare cinese Country Garden ha pagato cedole per 22,5mln di dollari (scadute il 6 agosto) evitando il default. Nel paese più popoloso al mondo si è costruito troppo, tenuto anche conto delle dinamiche demografiche, ed i prezzi delle case stanno crollando: ad esempio, a Hangzhou, vicino a dove ha sede Alibaba, in alcuni quartieri sono scesi dal 25% al 28% rispetto al picco registrato intorno a ottobre 2021; a Lianyang dal 15% al 20% rispetto ai massimi record di metà 2021. Le città più importanti, una volta considerate resistenti alla crisi immobiliare, non sono immuni. Secondo un rapporto di luglio dell’istituto di ricerca immobiliare Leyoujia, i prezzi delle case esistenti in almeno cinque quartieri popolari di Shenzhen sono crollati del 15% negli ultimi tre anni. La crisi immobiliare ha impoverito molti cinesi della classe media che hanno investito i risparmi di una vita negli appartamenti. Le misure restrittive del governo su vari settori, dall’istruzione alla tecnologia, hanno stimolato i licenziamenti nelle principali aziende. Le aziende straniere si sono ritirate dagli investimenti in Cina, con conseguente riduzione del lavoro nelle fabbriche, calo degli stipendi dei lavoratori e calo della domanda dei consumatori. Tutti sintomi di un’economia anemica .In risposta ai segnali di peggioramento delle condizioni economiche, il 15 agosto la Banca Popolare Cinese è intervenuta tagliando il tasso di interesse praticato sui finanziamenti a un anno di 15 punti base, il più ampio dal 2020, portandolo al 2,5%. La Cina sta affrontando una transizione inevitabile dopo anni di sovrainvestimenti, specialmente nel settore immobiliare residenziale. La crescita economica si stabilizzerà, probabilmente a un ritmo inferiore rispetto agli anni precedenti. Sebbene questo cambiamento di paradigma potrebbe non essere privo di difficoltà, Pechino sembra essere pronta a gestirlo, con le sue Authority che restano vigili, pronte a intervenire se la situazione dovesse deteriorarsi. Quali i rischi per il tuo portafoglio ? Quali le opportunità di investimento ? Contattami per un approfondimento
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